Le elezioni comunali si sono da poco concluse. Fra i candidati ai Municipi e ai Consigli comunali del Cantone c’è chi ha vinto e chi ha perso. Tutti hanno dato il loro contributo, ma noi, per la nostra rubrica, abbiamo cercato un liberale che il sindacato lo ha conquistato “alla grande” dove con “alla grande” intendiamo non solo un ampio margine di voti, ma anche – e forse soprattutto – uno stile garbato. È il caso di Renato Mondada, nuovo sindaco di Minusio dopo che Felice Dafond, anch’egli liberale, non si è ripresentato. Mondada ha quarant’anni, da otto siede in Municipio. Si è laureato a Friburgo e successivamente specializzato con un master in diritto fiscale alla SUPSI. Dopo un’esperienza nella Berna federale, Mondada oggi lavora come economista presso la Divisione delle contribuzioni del DFE. Siamo a Bellinzona, entriamo nel suo ufficio per incontrarlo. Negli scaffali fanno mostra di sé piccoli oggetti di arte popolare, dietro la scrivania troneggia una riproduzione della Gioconda. Incuriositi, decidiamo di indagare il rapporto fra il sindaco di Minusio e l’arte.
Scusi, Mondada, la Gioconda contiene un messaggio? Più in generale, qual è il suo rapporto con l’arte?
È un messaggio di benvenuto. Il quadro è lì per accogliere tutti quelli che entrano con il suo sorriso misterioso. Un benvenuto che, forse, riflette il mio carattere un poco guascone. Non posso dire di capire l’arte contemporanea fino in fondo, so però che mi attrae, in particolare con riferimento alla pittura e alla scultura popolare, ancor meglio se locale. A Minusio sono stato capo dicastero cultura per otto anni, questo mi ha avvicinato agli artisti del territorio. Essere artista significa anche accettare di mettersi in gioco con un mestiere che non garantisce un reddito regolare, che è privo di una rete di sicurezza. Si tratta di un gesto di grande coraggio, che ammiro. Ogni tanto acquisto opere di autori che mi sono diventati amici spiegandomi cosa stia dietro al loro lavoro. È parlando con loro che scopro cosa sia l’arte.
Dall’arte alle campagne elettorali. A Minusio, nel corso degli anni, lei ha superato persone di grande valore. Come si vince un’elezione comunale?
La mia ricetta è semplice: restare sé stessi. Nei miei otto anni in Municipio, non ho mai cambiato modo di essere, di pormi verso gli elettori. La campagna non inizia pochi mesi prima delle elezioni, i tuoi concittadini ti conoscono e ti valutano nel tempo. Soprattutto se sei un uscente, devi mostrare il tuo volto genuino e non inventare temi nuovi, che verrebbero percepiti come falsi. In queste ultime elezioni penso che il mio risultato sia dipeso da una costante presenza sul territorio. Ovviamente, come spesso accade nei Comuni, mi ha anche aiutato l’appartenenza ad una famiglia locale e conosciuta. Certo, sono liberale, questo a Minusio ti dà forza. Ma a livello comunale l’ideologia conta solo fino ad un certo punto, mentre la vicinanza fa premio. Vede, il mio principale concorrente alla carica (Alessandro Mazzoleni, NDR) è una persona molto nota, vicecoordinatore della Lega e Gran consigliere di spicco. Proprio questi impegni, però, consumano tempo ed attenzione, e il risultato è che ho vinto io. Essere eletti a livello comunale presuppone un approccio diverso rispetto a quanto è richiesto in un’elezione cantonale o federale, oppure per la carriera interna al partito. Pensate solo che alcuni anni fa sedevo in Consiglio comunale con Alessandro Speziali. Quando ci siamo candidati contemporaneamente al Municipio, l’ho battuto. Però la vera carriera l’ha fatta lui e io ne sono ben contento. Sono felice che ancora in aprile Alessandro sia stato rieletto nel nostro Consiglio comunale e possa continuare a dare a Minusio il suo qualificato apporto.
Minusio è il sesto comune più popoloso del Ticino. Quali sfide dovrà affrontare nella legislatura che oggi inizia?
Minusio è un comune grande, anche se squisitamente residenziale. Le nostre scuole godono di una buona reputazione nel locarnese, così che spesso le famiglie scelgono di spostare qui la residenza quando i figli arrivano all’età scolastica. Un primo obiettivo del Municipio è quindi proseguire su questa strada, mantenendo alta la qualità dell’insegnamento, ma anche procedendo a tutti quegli investimenti che favoriscono la conciliabilità lavoro-famiglia. L’impegno più grande, però, andrà profuso altrove, precisamente nell’ammodernamento delle nostre infrastrutture fisse. Il programma di investimento è ingente. I tre ponti di via Simen vanno demoliti e ricostruiti, per un costo di 12 milioni. La stessa via Simen, unica alternativa alla Mappo Morettina, è totalmente da rifare. Viene poi l’ampliamento della casa anziani, un impegno da 12/15 milioni di franchi, senza menzionare che le stesse strutture scolastiche vanno migliorate in continuazione, per mantenerle al passo con i tempi. Con un moltiplicatore al 78%, il piano d’azione deve essere ben ponderato. Fortunatamente, tra Municipio e Consiglio comunale vi è un’ottima collaborazione. Ne consegue che i rischi di referendum sono limitati. Ne abbiamo avuto uno di recente, ma su di un argomento molto particolare (la nuova fermata del TILO).
Lavorando alla Divisione delle contribuzioni, lei conosce bene i temi della fiscalità. Come sindaco è favorevole al pacchetto sulle persone fisiche soggetto a referendum?
Sì, per un comune caratterizzato da numerose residenze secondarie come Minusio, questa riforma è interessante poiché migliora l’attrattività fiscale del nostro Cantone in particolare per chi vuole ritirare il capitale previdenziale o dispone di redditi elevati. Ciò potrebbe indurre i tanti confederati proprietari di residenze secondarie a spostare il proprio domicilio in Ticino in prossimità del pensionamento, incrementando così le entrate fiscali dei Comuni a vocazione turistica. Cambiando il cappello del sindaco con quello dell’economista, noto quanto la riforma sia moderata. Su di un gettito cantonale delle persone fisiche di 1.2 miliardi, in via di principio la riforma tocca solo 50 milioni. Non si stravolge niente, ci si limita a regolare i temi più urgenti, dove il nostro sistema è penalizzante, a cominciare dall’aggiornamento dell’imposta di successione e donazione alle nuove forme di famiglia per giungere al trattamento fiscale dei redditi più alti.
Lib- ha di recente intervistato Alain Scherrer, sindaco storico di Locarno. Il cruccio di Alain è la mancata aggregazione. Qual è il suo punto di vista di sindaco di un comune la cui popolazione ha votato no?
Dal mio punto di vista, non è una questione di sì o no, ma più semplicemente di quando. Nel lungo termine la traiettoria porta all’aggregazione e lì arriveremo. Questo non vale per l’immediato, in quanto il fallimento del progetto aggregativo del 2011 ha lasciato strascichi pesanti. Bisogna prepararsi a riaprire la discussione con argomenti veramente solidi. Forse ha ragione il sindaco Ivan Catarin di Losone quando dichiara che “ci vorranno un paio di legislature, sempre che diventando un quartiere di una città più grande il comune non perda identità, come invece è successo in parecchi casi”. Nel breve termine bisogna capire quali attività possono già essere messe proficuamente in comune. Solo una volta che questo passo sarà compiuto con successo, l’aggregazione verrà da sé. Il Cantone ha intenzione di attivare un gruppo di studio sul locarnese. Ben venga! Forse con tanti sindaci nuovi oggi è il momento buono per ripartire da zero. È chiaro che, come amministratore comunale di Minusio, devo avere un occhio di riguardo per i miei cittadini che, da questa aggregazione, dovranno avere dei ritorni positivi.
Lei è un sindaco simpatico, anzi un poco guascone. La si incontra ai carnevali, addirittura ha festeggiato l’elezione pubblicando un post in cui cinge una corona in testa. Come è andata?
La simpatia non guasta mai, anche se a volte viene confusa con leggerezza. Vede, non c’è niente di più semplice di un sorriso per trasformare un confronto spigoloso in un dialogo sereno che può portare a delle soluzioni condivise. La fotografia del cartellone era un fotomontaggio, ma in qualche modo rappresenta il mio carattere, che non nascondo alla popolazione, anzi. Quando c’è da lavorare, lavoro duro. Quando c’è da dire no, dico no. Ma non cambierò di certo il mio modo di essere. Mi piace il carnevale, sono nipote dell’attuale Re di Minusio, dove fare carnevale è non solo una festa di paese, ma anche una delle rare occasioni di aggregazione di tutta la cittadinanza. A Minusio, in un territorio tutto in salita, mancano piazze e punti di incontro, salva forse la riva al lago. Anche nel gustare un caffè con i concittadini sul lungolago, la simpatia certo non nuoce.
Si dice lei sia un grande viaggiatore: dove, come e perché?
È la curiosità che mi spinge a viaggiare. Sono felice di vivere a Minusio ma sento che mi manca qualcosa. La parte più bella del viaggio sta nella sua preparazione. Da ogni viaggio torno con una carica di energia, grazie anche alla mia compagna Valentina che è ancora più appassionata di me. Insieme abbiamo fatto di tutto, dai viaggi alla minima in Sudamerica, agli on the road negli Stati Uniti e in Australia, alle coccole alle Maldive. Di safari ne ho visti di tutti i tipi, da quelli in Uganda con gli zaini in spalla ad altri in Tanzania e Botswana nei campi tendati di lusso. Devo dire che le emozioni che mi ha dato l’Uganda spartano nell’esclusivo Botswana non le ho trovate. L’Africa è un posto magico in cui l’individuo ritrova un approccio primordiale con la natura e tutto il resto perde di importanza. Il viaggio che mi manca è verso il grande freddo, anche se Valentina qui non ci sente molto. Il target è l’Antartide. Peccato che con il lavoro e il Municipio il tempo divenga un vincolo.
In conclusione, le posso chiedere un commento sulla situazione del PLR?
Vedo un partito impegnato nel cercare una via di ritorno verso i fasti del passato. Il nostro problema è che la società è cambiata così come la politica: e noi? In un contesto in cui nessuno più legge, pochi si informano e chi la spara più grossa prende voti a scapito di chi ragiona, per un partito riflessivo come il PLR gli spazi si comprimono. La strada più facile sarebbe scadere anche noi verso il basso, il che è inaccettabile, non è nella nostra indole. Ritengo che la mossa vincente possa consistere nel ripartire dai Comuni e dalle associazioni, individuando e facendo crescere quelle persone di spicco che, con il loro esempio, ci riporteranno al successo.