Un luminoso pomeriggio di fine novembre. Mi trovo ad Acquarossa. Mentre risalgo lentamente la “Valle del Sole” alla ricerca della Odis Barbara De Leoni SA, ecco che arriva improvvisa una visione forte. Dopo una stretta curva, mi si para davanti un grande Bagger rampante giallo. Sullo sfondo, le cime candide di neve del gruppo dell’Adula. Due simboli di forza, due segnali premonitori della personalità di Odis Barbara De Leoni, uomo dedito al lavoro e amante della montagna, ma non solo. Odis è un liberale di quelli veri, che per tutta la vita si sono rimboccati le maniche anteponendo l’azione ai proclami. I risultati conseguiti sul territorio nelle due legislature in cui ha ricoperto il ruolo di sindaco di Acquarossa parlano da soli, lo scopriremo nelle righe che seguono. Passati i sessant’anni, in aprile non si ricandiderà per un terzo mandato, alla ricerca del tempo da dedicare alla famiglia e ai molti interessi fin qui trascurati. Un peccato, diranno in molti, ma anche un’opportunità per le generazioni più giovani. Non sarà comunque il riposo del guerriero. Odis manterrà viva la prossimità alla gente e alle idee che lo hanno animato per così tanti anni.
Signor Barbara De Leoni, respirando quest’aria frizzante non posso che iniziare chiedendole come vive la montagna
Sono cresciuto a Dangio, da dove parte la via per la capanna Adula. Oggi abito a Largario, frazione del comune di Acquarossa. Ogni mattina mi sveglio, apro la finestra e mi nutro della vista della cima più alta del cantone. La mia base per le escursioni è un rustico sul Lucomagno, a Sacch, sopra Camperio. Da lì, la mia meta preferita è sempre stata salire al Pizzo Rossetto. Se l’ascesa mi esalta, devo ammettere che la discesa mi annoia al punto da farla di corsa, il che certo non è un bene per le gambe. Un giorno mi son detto: se salissi a piedi per poi scendere volando? Ed eccomi prendere il brevetto di parapendio. L’emozione è indescrivibile, auguro a tutti di provarla. A mia sorella, per il sessantesimo compleanno, ho regalato un volo in doppio, in una giornata dalle condizioni meteo eccezionali. È stata su più di un’ora e, una volta atterrata, rideva, piangeva, abbracciava tutti. Il volo è sempre stato il sogno dell’uomo e, secondo me, è meno pericoloso che andare in bicicletta. Bisogna però saper restare concentrati e tenere la testa sulle spalle. Volare dalla cima verso valle è una scuola di vita che tempra il tuo carattere. Ti può anche rendere simpatico, quando planando saluti con grandi gesti gli amici che guardano verso l’alto.
Una curiosità: come nasce un’impresa di costruzioni in un luogo così impervio?
È presto detto. Mio padre, un muratore indipendente, dovette lasciare l’attività per questioni di salute, non prima comunque di aver fatto nascere in me l’amore per il lavoro in proprio. Ed è così che, il 15 novembre 1985, appena finita la scuola reclute, mi presentai al registro di commercio per fondare la mia impresa, quella che oggi è condotta dai miei due figli e che ancora porta il mio nome. Le commesse le dobbiamo trovare perlopiù fuori dal territorio, in tutto il cantone, adesso ad esempio stiamo lavorando in Val Colla. Noi siamo specializzati nel lavoro con i Bagger rampanti, grandi “ragni” particolarmente idonei per lavorare nelle morfologie impervie. Questo ci crea una nicchia di mercato in cui riusciamo ad essere selettivi sulle commesse e di conseguenza a gestire un contesto generalmente difficile per quanto riguarda i prezzi. Salvo un frontaliere, i nostri dipendenti sono tutti domiciliati nella valle o nelle vicinanze, fino a Biasca, in prevalenza svizzeri. Siamo un datore di lavoro vicino alla comunità.
Leggo che una docente di scuola media di Acquarossa ha dichiarato: “Perché sorrido? Perché sto andando a lavorare. E lavorare qui è bellissimo”. Lei è d’accordo? Com’è la vita nella valle?
Certo che sono d’accordo. Non è un caso che la gente ora resti in valle, anzi, talora, vi si traferisca. Come sindaco ho sposato alcune coppie di Bellinzona o di Lugano che hanno scelto di creare una famiglia qui. Nel tempo abbiamo costruito numerose infrastrutture, creando socialità e lavoro. Per i più piccoli abbiamo allestito un asilo nido e organizzato un servizio di doposcuola. Due servizi che sappiamo essere essenziali per la compatibilità lavoro famiglia, ma che nelle città forse sono carenti. Per i giovani abbiamo un po’ di tutto, a cominciare dagli impianti sportivi. Qui i ragazzi possono studiare fino alle medie per poi proseguire fuori valle. Per non parlare della sicurezza, altro tema di crescente attualità. I miei figli sono cresciuti all’aperto, senza necessità di essere sorvegliati. Anche oggi, che sempre più ragazzi passano la vita sui telefonini, incontrare i cervi uscendo di casa per molti giovani rimane un valore. Mi arrabbio molto quando ci chiamano “regione periferica”. Noi non siamo affatto periferici, costituiamo invece un centro di attrazione per tutte quelle attività che nelle città ti vengono negate.
Ci parli ora di politica, del sindacato
Ricordo quando ero piccolo e mio papà mi parlava di politica. Un liberale dei vecchi tempi che ha passato la passione al figlio. Mi sono poi sposato spostandomi a Largario dove ho ristrutturato la casa storica di famiglia. Ai tempi, Largario era ancora un comune a sé, retto da una gerenza, visto che aveva solo undici residenti. Essendo io il più giovane, mi toccava fare gavetta. Ogni volta che c’era una riunione di un consorzio, della nettezza urbana, della protezione civile o dell’associazione dei comuni, Bruno Cima, il gerente, mi diceva “va ti che ta sé giuvin”. Così mi sono formato un’esperienza amministrativa che mi è venuta utile nel 2004, quando è stato aggregato il nuovo comune, di cui per otto anni sono stato consigliere comunale. Il bello verrà nel 2015, quando facevo parte della commissione cerca per il nuovo municipio. Noi liberali avevamo trovato due candidati, di cui uno si sarebbe purtroppo ritirato per motivi personali. Le elezioni erano tacite, così che il presidente sezionale temeva di dover lasciare il posto ad un altro partito. “Eh no, così non va” pensai. Mi feci avanti e quasi per caso divenni sindaco senza alcuna esperienza in municipio. Un bel coraggio? Inizialmente ho fatto fatica, ma una vita passata nelle costruzioni mi ha molto aiutato nella parte tecnica. Le doti di un municipale sono però diverse da quelle di un imprenditore. In azienda comandavo io, in municipio ho imparato a ricercare la collegialità, il dialogo con il consiglio comunale e con la popolazione. È così che abbiamo vinto il referendum sulla Casa comunale. Abbiamo lavorato insieme ed ecco il risultato, la Casa è lì da vedere. In otto anni da sindaco ho imparato che la politica è lungimiranza, saper pianificare il futuro del comune.
La politica è lungimiranza, mi diceva. Come ha applicato questo principio durante il suo sindacato?
Risponderò riferendomi a una castagnata con Bixio Caprara, presidente cantonale. Ero da poco sindaco, e Bixio mi sfidò proprio su questo punto. Ricordo ancora le sue parole: “Odis, cos’è che ti ta vurisset par to comun? L’è basta che ta trovet tre rop”. Per fortuna le tre cose io le avevo bene in mente: il centro turistico alberghiero, la realizzazione del nuovo ospedale di Acquarossa e lo sviluppo futuro del Nara. È con soddisfazione che oggi posso dire che questi tre progetti sono in marcia, certo non per merito mio, ma di tutti quelli che ci hanno lavorato. L’ospedale sta andando avanti, tanto che il Consiglio di Stato ha votato il credito di progettazione. Anche il progetto del centro turistico alberghiero progredisce, si muove in una logica di collaborazione tra i promotori e il comune che ritengo virtuosa. Potremo così aumentare la capacità ricettiva della valle, ad oggi insufficiente. Dal centro, partirà in futuro una cabinovia progettata per rendere agevole l’accesso al Nara. Altri sogni si sono mostrati prematuri, la loro realizzazione necessita di un’ulteriore riflessione. Il progetto nel cassetto riguarda un terreno con un vincolo di utilità pubblica che ben si presta ad essere sviluppato come quartiere intergenerazionale, in cui dare alle famiglie un alloggio confortevole. Assieme ad un architetto di Zurigo, proprietario di una casa di vacanza a Cumiasca, abbiamo sviluppato un concetto affascinante, basato anche su possibili cooperative di abitazione. Un quartiere con ampi spazi attraversati da percorsi pedonali sicuri che portano alle scuole medie e alle elementari, in assenza di traffico. Benché i tempi per la sua realizzazione sembrino non essere ancora maturi, questo resta “il” progetto per il futuro, quello capace di rendere Acquarossa ancor più vivibile per le famiglie.
E poi c’è la Fondazione…
Sono entusiasta di poter far parte del Consiglio della Fondazione Alpina per le Scienze della Vita e di esserne il presidente. Si tratta di un istituto progettuale, capace di portare nella valle competenze d’avanguardia e di trattenere in Ticino i nostri giovani scienziati.
Da Olivone, l'Istituto Alpino di Chimica e di Tossicologia (IACT), offre servizi di analisi negli ambiti della chimica forense, della tossicologia, della farmaceutica e del biomonitoraggio. Promuove inoltre progetti di ricerca in questi ambiti. Scuola Alpina si occupa di educazione ambientale e divulgazione scientifica. Ogni anno, accompagniamo oltre duemila e cinquecento allievi di ogni ordine di studio in percorsi nella natura, alla scoperta della biodiversità. L’ho sperimentato di persona con un gruppo di amici: una vera avventura scientifica per i sentieri della valle Malvaglia. Forti anche del recente accordo con la SUPSI abbiamo nuovi progetti per il futuro che sorprenderanno molti, ma che oggi sarebbe prematuro svelare. Riteniamo comunque che certe materie meglio si prestino ad essere studiate nella natura che non fra le mura di un’aula cittadina. Caro Lotti, porti qui il Club dei mille e di certo non si pentirà dell’esperienza!
Parc Adula: il Ticino ha perso un’opportunità?
Il Parc Adula è naufragato per la paura irrazionale della gente di perdere la libertà di andare in montagna, ed è un peccato. Qui ad Acquarossa la popolazione ha votato a favore in misura del sessantuno per cento, ma non è bastato a vincere l’opposizione di altri comuni. Il parco avrebbe portato ricchezza alla valle nel rispetto di ogni parametro ambientale, ma ha suscitato rivalità fra i comuni e le persone che ne avrebbero beneficiato in modo differente, chi più e chi meno. Forse oggi, all’interno del masterplan in via di allestimento per la valle di Blenio da parte dell’Ente regionale di sviluppo, si potrà arrivare ad un parco regionale, ma nulla di più.
Un’ultima curiosità: quale l’origine del nome Odis?
È una storia romantica d’altri tempi. I miei genitori, al tempo non ancora sposati, nel corso di una passeggiata si imbatterono in una coppia che spingeva un passeggino. I miei esclamarono: “Guarda che bel fantin!”. “Si chiama Odis”, fu la risposta. Di qui la decisione di chiamare Odis il primo figlio maschio. Anni dopo incontrai quel bambino ad Acquarossa, ormai era un adulto. Mi riferì che il nome deriverebbe secondo alcuni da Odissea, secondo altri da ode, canto.
L’intervista volge al fine. Odis, un sindaco che nelle ultime elezioni ha ottenuto più del cinquanta per cento dei voti, confessa che forse in futuro si pentirà di avere lasciato la carica. Gli mancheranno i progetti, le discussioni, le giornate piene di impegni? Ci saranno altre emozioni, però. Ad esempio, racconta, poco tempo fa era ad una presentazione della Via Alta Crio, una settimana di trekking da Lumino a Santa Maria sul Lucomagno, un’esperienza che oggi gli è negata ma che domani diverrà possibile. E poi, l’importante non è ricoprire cariche ma restare fra la gente, tramandare le tradizioni della valle. Qui ci porta un esempio. “A casa mia ho un forno a legna” – racconta - “Assieme ad un mastro panettiere organizzo corsi di panificazione per la popolazione, tutti sono benvenuti. Domenica 3 Dicembre faremo il pane con i bambini, che a Largario oggi sono in sette sotto l’età dei 10 anni. Quasi otto, contando il mio ultimo nipotino in arrivo”.